Galleria foto: Bianco e nero

15-05-2020

phg

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La collina e oltre
Tempo fa avevo pensato di trasformare in bianco-nero alcune foto a colori, senza molta convinzione, soltanto perché poco soddisfacenti in quanto scattate in controluce, in inverno con cielo grigio e foschia, ecc.
Poi ho visto i bellissimi scatti che alcuni amici di GOL hanno recentemente pubbliato e ho pensato di cimentarmi in questo esercizio cercando alcune foto che mi sembravano adatte ed elaborandole in monocromatico.

Aldo Antoniazzo

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Renzo PETTERINO

Ricollegandomi a quanto già accennato da Glauco nel commento alle foto di Spinelli “acqua naturale” del giorno 09/05, anche a mio avviso le immagini in bianco e nero dovrebbero nascere su di uno specifico percorso espressivo, basato principalmente sulla composizione dell’immagine o su una storia da narrare (nel secondo caso però l’approccio, secondo il mio modesto parere, è più complesso data ormai l’abitudine di recepire i racconti a colori dalla televisione o dal cinema). Ciò non toglie che in alcuni casi la semplice trasformazione da colori a bianconero possa dare delle immagini interessanti, mi riferisco nel tuo caso a tre immagini specifiche che mi piacciono particolarmente: la numero 1 (anche per un aspetto affettivo), la n. 5 e soprattutto la n. 7. Quest’ultima, oltre alla composizione in cui le ombre delle persone sono un elemento di spicco che mi ha colpito, a me racconta qualcosa o quantomeno mi suggerisce delle domande: chi sono? quale dramma o quale gioia portano con loro? e questo ha focalizzato la mia attenzione.
Argomenti sempre interessanti.
Saluti

2020-05-16 15:29:21

Glauco Guaitoli

Concordo assolutamente con quanto affermato da Renzo a proposito della foto in bianco e nero che - come tale - dovrebbe affidare la sua forza comunicativa ai contenuti espressi, alla sua forma grafica ed eventualmente alla narrazione, magari ottenuta mediante la presentazione di più immagini tra loro concettualmente collegate.
Venendo a mancare tutta la parte estetica giocata dal colore, è necessario concentrarsi su questi elementi: le foto qui presentate ed elencate da Renzo assolvono pienamente queste richieste.
Al giorno d'oggi, pochi pensano a realizzare una buona immagine monocromatica già al momento dello scatto: anch'io ho perso l'abitudine a "pensare" in bianco e nero. E parimenti, alcune volte mi scopro a trovare scatti interessanti tra quelli a colori originariamente scartati perché non pienamente soddisfacenti.
Bello, e particolarmente interessante, il poter confrontare le proprie opere ed i propri pensieri: grazie quindi ad Aldo, Renzo ed a tutti coloro che vorranno mettersi in gioco pubblicamente.
Un saluto a tutti,
Glauco

2020-05-16 18:54:38

aldo antoniazzo

Grazie per i vostri puntuali commenti che spronano, in un certo senso, a pensare alla foto ancora prima di scattare.
Ammetto, invece, cha a me succede spesso di scattare d’istinto sperando di riuscire a fissare sulla SD quello che gli occhi stanno vedendo.
Spesso il risultato non è quello sperato, perché, oltre le mie scarse capacità tecniche ed espressive, in qualche occasione la fretta o la paura di perdere l’attimo, inducono allo scatto in tempi ristretti.
Concordo con Glauco che un gruppo di immagini legate fra loro in modo logico potrebbe meglio comunicare un racconto, una situazione o una storia, mentre io ho scelto un po’ a caso.
Mi ricollego anche all’intervento di Renzo, per dire che dietro ad ogni foto, anche la più banale, credo ci sia un ricordo che può essere la gita in compagnia, le vacanze al mare, ecc.
Ma raccontare una storia con una foto, senza un commento o senza conoscere nulla della situazione in cui è stata scattata, credo sia un compito molto difficile.
Nel caso specifico, le foto della collina sono solo il frutto delle mie frequenti camminate, mentre mi piace la foto del paese nella foschia (del 2010), perché non mi è mai più capitato di vederlo con quelle condizioni meteo.
La foto 5, a mio parere, ispira un senso di solitudine perché due animali che sono sembre in branco, in questo caso, li ho fermati mentre vagano da soli nella savana.
A me piace la foto 6 che mi ricorda questo ragazzo etiope il quale se ne stava da solo in disparte a bersi un tè, mentre, nella pausa del viaggio, ci eravamo fermati in un locale dove altri ragazzi ridevano e scherzavano con noi, facendo un grande chiasso.
L’ultima foto è del novembre 2018, scattata all’esterno della Guesthouse dove alloggiavo a Mrauk’U, nello stato di Rakhine, Myanmar.
Ci ero stato 12 anni prima e sapevo che all’alba già c’era gente in movimento, e da quelle parti la le persone si muovono a piedi, quindi ancor prima di colazione andavo in strada cercando di catturare qualche scatto.
Da questa foto si può immaginare la tranquillità che regna in questa città, importante sito archeologico, ma difficile da raggiungere, per cui questi ricordi di viaggio sono tra i più belli che conservo.
Grazie, Aldo.

2020-05-18 15:18:13

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