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Quando una nasce con il pallino dei musei, non cè niente da fare...: scrive, autoironica, Maria Adriana Prolo in una lettera del giugno 1973 in cui parla, con entusiasmo, dellimminente fondazione del Museo Storico Etnografico di Romagnano Sesia. A 30 anni dalla morte (avvenuta il 20 febbraio 1991) è doveroso ricordare questa grande donna, che tutta la vita ha dedicato alle sue due creature: il Museo Nazionale del Cinema di Torino e il Museo Storico Etnografico della Bassa Valsesia di Romagnano Sesia. Non tutti sanno, infatti, che la Prolo era romagnanese e che con il paese natale ha sempre mantenuto un rapporto molto forte.
Ultima di tre sorelle, nasce nel 1908 a Romagnano in una famiglia borghese, figlia del geometra Giovanni Prolo e di Maria Don, figlia di Silvio, contitolare, con il fratello Felice, della casa vinicola F.lli Don, considerata la Cinzano della Valsesia.
Proprio durante linfanzia a Romagnano, secondo un racconto della Prolo stessa, nasce un primo interesse per il cinema: negli anni Dieci, nei pressi dellallea lungo il Sesia, la famiglia si reca al Politeama, dove Giovanni Battista Titta Dalla Costa organizza spettacoli di burattini e proiezioni cinematografiche. Qui Adriana vede Occhi che videro, un film di Ubaldo Pittei del 1914, che lascia unindelebile impressione nel suo sguardo di bambina.
Attraverso il materiale donato dalla famiglia al Museo Storico Etnografico emerge il clima affettuoso e vivace in cui le ragazze crescono: la villeggiatura, lo sport, laffetto per i genitori, le amicizie, gli interessi culturali. I genitori assecondano le loro inclinazioni: Tarsilla frequenta lAccademia e diviene pittrice, Italia studia pianoforte, Adriana suona il violino e scrive poesie.
Dopo la laurea nel 1930 allIstituto Superiore di Magistero, lavora presso la Biblioteca Reale di Torino con il direttore Nicola Brancaccio, dove si dedica alla ricerca storica. Il lavoro di studiosa la porta verso quella che diventerà la sua più grande passione: la storia del cinema. Comincia a raccogliere documenti e conosce alcuni dei pionieri della settima arte, come Giovanni Pastrone e Arrigo Frusta. Dallappunto sulla propria agenda 8 giugno del 1841: pensato il museo si sviluppa il progetto di un museo dedicato al cinema. I primi materiali raccolti trovano una prima sede, nel 1942, in alcuni locali della Mole Antonelliana. Acquisisce i primi importanti film muti, lanterne magiche, libri, riviste e molto, molto altro materiale. La caparbietà e lindipendenza della Prolo la portano ad istituire una realtà, aperta al pubblico nel 1958 a Palazzo Chiablese, che può dialogare con musei e cineteche sul piano internazionale, pur restando legata alla città di Torino, vera e propria capitale italiana del cinema delle origini.
Ma la personalità della Prolo si rivela anche nella fondazione del Museo Storico Etnografico di Romagnano. Allinizio degli anni Settanta, con lamica Fernanda Renolfi, matura il progetto di dar vita a unistituzione che conservi e valorizzi usi, costumi e tradizioni del territorio tra bassa Valsesia e Colline Novaresi. Lentusiasmo e la determinazione per questo progetto, che in un primo momento pare visionario, porta le due donne non solo a individuare la prima sede, uno stabile seicentesco in via Torre, concesso gratuitamente da Giuseppe Tinelli, ma anche a raccogliere le testimonianze della cultura materiale, donate -è bene ricordarlo- dalla popolazione, ma anche dalla Prolo stessa, che contribuisce con oggetti di sua proprietà, in particolare con la collezione di giocattoli della prima metà del Novecento. Fondato nel 1973, il Museo apre al pubblico due anni dopo. Il continuo impegno di Adriana, insieme a Fernanda Renolfi, Carlo Dionisotti, Carlo Brugo e molti appassionati e studiosi della storia e delle tradizioni locali, negli anni è cresciuto, attraverso progetti che lo hanno costantemente rinnovato e aperto a nuove collaborazioni e iniziative, non ultimo il trasferimento, nel 2006, della sede nella splendida Villa Caccia. Curiosa la coincidenza:
i due musei fondati della Prolo oggi hanno sede entrambi in due edifici di Alessandro Antonelli, il Museo del Cinema alla Mole di Torino, il Museo di Romagnano a Villa Caccia. Il Museo torinese ricorderà la Prolo con una mostra fotografica posta proprio allingresso della mole e visibile da via Montebello. Inoltre, al piano zero della Mole, verrà creata unarea dedicata alla fondatrice del Museo che, attraverso uninstallazione multimediale, ripercorrerà la sua vita e la sua carriera professionale. Questa sarà loccasione di una collaborazione tra i due musei: alcune tappe saranno dedicate al suo rapporto con Romagnano Sesia e il Museo Storico Etnografico, con materiali forniti dal museo romagnanese.
E quale modo migliore per celebrare questa grande donna se non attraverso le sue creature, rinnovando il suo operato di giorno in giorno e tenendo vivo quello spirito di apertura e collaborazione che erano un suo tratto indelebile.
16-02-2021
Maria Adriana Prolo: tra Romagnano e Torino, la signora dei musei 30 anni dopo
Quando una nasce con il pallino dei musei, non cè niente da fare...: scrive, autoironica, Maria Adriana Prolo in una lettera del giugno 1973 in cui parla, con entusiasmo, dellimminente fondazione del Museo Storico Etnografico di Romagnano Sesia. A 30 anni dalla morte (avvenuta il 20 febbraio 1991) è doveroso ricordare questa grande donna, che tutta la vita ha dedicato alle sue due creature: il Museo Nazionale del Cinema di Torino e il Museo Storico Etnografico della Bassa Valsesia di Romagnano Sesia. Non tutti sanno, infatti, che la Prolo era romagnanese e che con il paese natale ha sempre mantenuto un rapporto molto forte.
Ultima di tre sorelle, nasce nel 1908 a Romagnano in una famiglia borghese, figlia del geometra Giovanni Prolo e di Maria Don, figlia di Silvio, contitolare, con il fratello Felice, della casa vinicola F.lli Don, considerata la Cinzano della Valsesia.
Proprio durante linfanzia a Romagnano, secondo un racconto della Prolo stessa, nasce un primo interesse per il cinema: negli anni Dieci, nei pressi dellallea lungo il Sesia, la famiglia si reca al Politeama, dove Giovanni Battista Titta Dalla Costa organizza spettacoli di burattini e proiezioni cinematografiche. Qui Adriana vede Occhi che videro, un film di Ubaldo Pittei del 1914, che lascia unindelebile impressione nel suo sguardo di bambina.
Attraverso il materiale donato dalla famiglia al Museo Storico Etnografico emerge il clima affettuoso e vivace in cui le ragazze crescono: la villeggiatura, lo sport, laffetto per i genitori, le amicizie, gli interessi culturali. I genitori assecondano le loro inclinazioni: Tarsilla frequenta lAccademia e diviene pittrice, Italia studia pianoforte, Adriana suona il violino e scrive poesie.
Dopo la laurea nel 1930 allIstituto Superiore di Magistero, lavora presso la Biblioteca Reale di Torino con il direttore Nicola Brancaccio, dove si dedica alla ricerca storica. Il lavoro di studiosa la porta verso quella che diventerà la sua più grande passione: la storia del cinema. Comincia a raccogliere documenti e conosce alcuni dei pionieri della settima arte, come Giovanni Pastrone e Arrigo Frusta. Dallappunto sulla propria agenda 8 giugno del 1841: pensato il museo si sviluppa il progetto di un museo dedicato al cinema. I primi materiali raccolti trovano una prima sede, nel 1942, in alcuni locali della Mole Antonelliana. Acquisisce i primi importanti film muti, lanterne magiche, libri, riviste e molto, molto altro materiale. La caparbietà e lindipendenza della Prolo la portano ad istituire una realtà, aperta al pubblico nel 1958 a Palazzo Chiablese, che può dialogare con musei e cineteche sul piano internazionale, pur restando legata alla città di Torino, vera e propria capitale italiana del cinema delle origini.
Ma la personalità della Prolo si rivela anche nella fondazione del Museo Storico Etnografico di Romagnano. Allinizio degli anni Settanta, con lamica Fernanda Renolfi, matura il progetto di dar vita a unistituzione che conservi e valorizzi usi, costumi e tradizioni del territorio tra bassa Valsesia e Colline Novaresi. Lentusiasmo e la determinazione per questo progetto, che in un primo momento pare visionario, porta le due donne non solo a individuare la prima sede, uno stabile seicentesco in via Torre, concesso gratuitamente da Giuseppe Tinelli, ma anche a raccogliere le testimonianze della cultura materiale, donate -è bene ricordarlo- dalla popolazione, ma anche dalla Prolo stessa, che contribuisce con oggetti di sua proprietà, in particolare con la collezione di giocattoli della prima metà del Novecento. Fondato nel 1973, il Museo apre al pubblico due anni dopo. Il continuo impegno di Adriana, insieme a Fernanda Renolfi, Carlo Dionisotti, Carlo Brugo e molti appassionati e studiosi della storia e delle tradizioni locali, negli anni è cresciuto, attraverso progetti che lo hanno costantemente rinnovato e aperto a nuove collaborazioni e iniziative, non ultimo il trasferimento, nel 2006, della sede nella splendida Villa Caccia. Curiosa la coincidenza:
i due musei fondati della Prolo oggi hanno sede entrambi in due edifici di Alessandro Antonelli, il Museo del Cinema alla Mole di Torino, il Museo di Romagnano a Villa Caccia. Il Museo torinese ricorderà la Prolo con una mostra fotografica posta proprio allingresso della mole e visibile da via Montebello. Inoltre, al piano zero della Mole, verrà creata unarea dedicata alla fondatrice del Museo che, attraverso uninstallazione multimediale, ripercorrerà la sua vita e la sua carriera professionale. Questa sarà loccasione di una collaborazione tra i due musei: alcune tappe saranno dedicate al suo rapporto con Romagnano Sesia e il Museo Storico Etnografico, con materiali forniti dal museo romagnanese.
E quale modo migliore per celebrare questa grande donna se non attraverso le sue creature, rinnovando il suo operato di giorno in giorno e tenendo vivo quello spirito di apertura e collaborazione che erano un suo tratto indelebile.
Stefano Fanzaga
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